Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile
La risposta al cambiamento climatico in Italia
Valutazioni socio-economiche delle strategie di adattamento. Misure di mitigazione forestale
Tipo di pubblicazione : VOLUME
A cura di: Vincenzo Ferrara, Alessandro Lanza
Editore: ENEA
pp. 97, 2003
Prezzo: gratuito
ABSTRACT
L’obiettivo finale della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) è di stabilizzare le concentrazioni nell’atmosfera dei gas ad effetto serra ad un livello tale da impedire pericolose interferenze di origine umana con il sistema climatico. Questo livello dovrà essere raggiunto in un periodo di tempo sufficiente per consentire agli ecosistemi di adattarsi in modo naturale ai cambiamenti climatici, per assicurare una produzione alimentare esente da rischi e per rendere possibile una crescita socio-economica sostenibile.
Per raggiungere questi obiettivi, nel 1997 con il Protocollo di Kyoto sono state delineate le seguenti strategie principali, messe a punto nel corso delle successive Conferenze delle Parti dell’UNFCCC:
- strategia di mitigazione: agisce sulle cause dei cambiamenti climatici riducendo non solo le emissioni antropogeniche di gas di serra, ma anche aumentando la capacità di assorbimento dei cosiddetti “sinks” naturali e in particolare i “sinks” forestali;
- strategia di adattamento: agisce sugli effetti dei cambiamenti climatici prevenendone le conseguenze negative e minimizzandone i possibili danni.
A partire dal 1997, la comunità scientifica e i decisori politici hanno concentrato il loro interesse soprattutto sulla valutazione delle misure di mitigazione e sui risvolti che queste comportano sui sistemi di produzione e di utilizzo dell’energia da combustibili fossili. L’attenzione è stata rivolta principalmente alla determinazione della misura ottima di abbattimento dei livelli di gas ad effetto serra, generalmente tramite l’applicazione dell’analisi costi-benefici a scenari che ipotizzano diversi livelli di abbattimento e la successiva individuazione dello scenario che comporta il maggior beneficio netto. Più limitata è stata, invece, l’attenzione alle strategie di adattamento e la loro efficienza in termini economici.
La collaborazione tra l’ENEA e la Fondazione Eni Enrico Mattei, nasce proprio dall’esigenza di avviare un’analisi sulla vulnerabilità dell’Italia al cambiamento climatico e identificare strumenti socio-economici per la valutazione delle diverse misure di adattamento. L’originalità dell’argomento, unita alla consapevolezza della difficoltà dei temi da considerare, non potevano non suggerire un obiettivo dai caratteri ancora preliminari, foriero tuttavia di ulteriori sforzi e approfondimenti.
Tale collaborazione ha dato modo di sperimentare un approccio originale e multi-disciplinare, integrando il lavoro di ricercatori di scienze del clima con l’indagine socioeconomica. L’analisi è stata condotta dapprima a scala nazionale, attraverso lo studio della letteratura esistente in materia di impatti dei cambiamenti climatici, quindi tramite due studi-pilota, uno relativo all’innalzamento del mare e l’altro relativo agli effetti della desertificazione in Sicilia. Per il primo caso è stata scelta la piana di Fondi, situata a sud di Roma. Il secondo riguarda uno studio di fattibilità di analisi socio-economica su tre Comuni siciliani: Licata, Cammarata e Ribera.
Sulla base di risultati prodotti dai ricercatori dell’ENEA, attraverso i due casi studio, la FEEM ha proposto possibili metodologie di valutazione dei costi di adattamento associati alla variazione della vulnerabilità climatica, facilmente replicabili in altre aree minacciate dagli stessi rischi.
L’analisi mostra che i settori più vulnerabili in Italia sono l’agricoltura, il turismo, l’industria, il settore assicurativo, la salute. Il territorio italiano sarà influenzato in modo diverso dagli impatti climatici, in ragione delle caratteristiche geografiche ed economiche locali. Le aree più a rischio risultano essere le zone costiere e montane in aggiunta alle zone del sud in quanto più legate all’agricoltura.
Un comportamento preventivo più attivo può aiutare ad attenuare i rischi legati al riscaldamento globale. Sono auspicabili ulteriori sforzi, volti ad indagare in modo più approfondito gli impatti su singoli settori economici. Specifiche politiche di adattamento dovranno essere messe in atto. A tal fine, un approccio consigliabile potrebbe essere quello di rapportare i costi ai benefici, non solo economici, di misure di adattamento alternative per ogni tipologia d’impatto, considerando le specificità nazionali e locali, tramite l’ausilio di tecniche di valutazione economica quali l’analisi costi-benefici, costi-efficacia o a molti obiettivi. In questo modo, ai policy maker sarebbero fornite le informazioni fondamentali per affrontare con maggior consapevolezza le nuove sfide poste dai cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda, infine, la strategia di mitigazione, alla luce degli accordi di Marrakesh, che prevedono la creazione di un mercato che possa remunerare sia gli investimenti in campo del risparmio e della razionalizzazione dei consumi energetici, sia quelli connessi alla creazione di sink di carbonio, si è ritenuto opportuno inserire nella collaborazione ENEA-FEEM uno studio per valutare le misure di Land-use Change forestali.
Sono state analizzate in particolare le misure forestali attivabili in Italia e il contributo che tale settore può dare al bilancio dei gas di serra per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione e i costi delle diverse linee di intervento. Non è facile, ad oggi, effettuare una quantificazione dei costi. Gli strumenti per determinare l’entità degli sforzi economici proposti nel presente studio sono suscettibili di ulteriori perfezionamenti. Per quanto riguarda l’Italia si è stimato che la possibilità di ricorrere ad interventi forestali per adempiere agli obblighi potrebbe portare ad una diminuzione dell’onere tra il 9 e il 15%.
Le “Kyoto forests” già create in vari Paesi hanno per lo più un carattere volontario e sono state realizzate nella prospettiva di anticipare una legislazione che richiederà ai produttori di gas serra l’obbligo di realizzare investimenti compensativi. Un quadro di regole che dia garanzie di trasparenza e correttezza è l’elemento chiave sul quale gli sforzi negoziali dovranno essere ulteriormente indirizzati.
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