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Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano - III trimestre Anno 2024
SINTESI DEI CONTENUTI
Nell’Eurozona energia primaria in marginale ripresa nel III trimestre ma in calo dell’1% nei nove mesi, emissioni CO2 in calo del 4% grazie al crollo del carbone
- Nel III trimestre dell’anno l’economia dell’area euro ha mostrato segnali di leggera ripresa (+0,4% la crescita congiunturale del PIL), ma la crescita acquisita per l’intero 2024 resta modesta, sui livelli del 2023 (+0,5% circa). In particolare, sull’intera area continua a pesare la performance molto negativa dell’economia tedesca (-0,2% nei primi nove mesi dell’anno), frenata dalla produzione industriale che lungo tutto l’anno si è mantenuta in calo di circa il 5% rispetto a un anno prima. Sui mercati dell’energia all’ingrosso il prezzo del gas è tornato ad aumentare su base tendenziale (+7% il TTF rispetto a un anno prima), tornando a stabilirsi al di sopra dei 40 €/MWh da ottobre, mentre sulle borse elettriche europee, nonostante aumenti anche significativi sul II trimestre (in Spagna e Francia), i prezzi del III trimestre sono rimasti ovunque ben al di sotto dei livelli di un anno prima, con l’unica eccezione dell’Italia, dove il prezzo è risultato maggiore del 5%.
- In questo quadro i consumi di energia primaria dell’eurozona sono stimati in leggera ripresa, con un aumento marginale nel III trimestre che non compensa però il calo del I semestre, per cui nei primi nove mesi del 2024 si stima una flessione di circa l’1%.
- Nell’insieme dei primi nove mesi si registra un calo drastico dei consumi di carbone (-20%) e uno più contenuto di quelli di gas naturale (-5%), mentre sono rimasti invariati i consumi di petrolio ed è invece in forte aumento la produzione di elettricità da fonti rinnovabili (+15% circa) e nucleare (+6%). La riduzione dell’intensità carbonica dell’energia conseguente al cambiamento del mix di fonti ha portato a una riduzione delle emissioni di CO2 di circa il 4% nei primi nove mesi, con cali trimestrali che sembrano però via via più contenuti (nel 2023 il calo era stato del 6%).
In Italia domanda di energia in ripresa nel III trimestre: +2% i consumi finali, guidati da trasporti e civile. Tra le fonti primarie carbone ancora in calo drastico (-40%), rinnovabili elettriche ancora in aumento netto (+8%), ma molto inferiore a quello della prima metà dell’anno, torna ad aumentare il gas
- In Italia i consumi di energia primaria hanno registrato una buona ripresa nel III trimestre: +1% se stimati con la metodologia Eurostat (come fatto per l’Eurozona), mentre l’aumento risulta anche superiore al +2% nella stima effettuata con la metodologia utilizzata per i bilanci energetici elaborati del Ministero dello Sviluppo Economico fino al 2018[1]. Nell’insieme dei primi nove mesi l’energia primaria resta comunque in calo di circa l’1% se stimata con il metodo Eurostat, mentre risulta in aumento dell’1% nel caso della stima con il metodo MiSE.
- Il dato dei consumi finali di energia, che non risente delle diverse metodologie di stima, conferma la ripresa del III trimestre (+2%), guidata dagli aumenti nei trasporti, nel settore civile e nei bunkeraggi, compensati solo in parte dal nuovo calo dei consumi industriali, coerente con quello della produzione industriale. I dati dell’ultimo trimestre sono in linea con quelli relativi all’insieme dei primi nove mesi: consumi dei trasporti in chiaro aumento (+3% circa), aumento più contenuto nel settore civile (inferiore all’1%), netto calo dei consumi industriali (-2%).
- La dinamica della domanda di energia è stimata coerente con quella dei suoi principali driver (PIL, produzione industriale, mobilità, clima): nel III trimestre il PIL, stazionario sul trimestre precedente, è aumentato dello 0,4% sul III trimestre 2023, e impulsi positivi sono venuti anche dal nuovo aumento degli indicatori di mobilità (sia stradale sia aerea) e ancor più dal clima estivo più caldo di un anno prima. A frenare la domanda di energia resta invece la performance molto negativa dell’industria, con la produzione industriale dei beni intermedi giunta al decimo calo trimestrale consecutivo (-2,5% nell’insieme dei primi nove mesi), sempre penalizzata dalla crisi dell’economia tedesca e dai prezzi dell’energia sempre su valori storicamente elevati, e per di più di nuovo in aumento nel III trimestre.
- In termini di fonti, nel III trimestre è proseguito il drastico calo dei consumi di carbone (-40%), ma sono invece aumentati i consumi di tutte le altre fonti: +2,5% il petrolio, spinto dalla crescita della mobilità, +3% il gas, in ripresa nella generazione elettrica, +8% le rinnovabili (che erano però cresciute del 25% nel primo semestre), grazie soprattutto alla ripresa dell’idroelettrico. Nell’insieme dei primi nove mesi il carbone è in calo di oltre 2 Mtep, il gas resta in calo di circa 1 Mtep, mentre sono in aumento il petrolio (+0,5 Mtep) e soprattutto le rinnovabili elettriche (+3,8 Mtep se stimate con il partial substitution method, +18%) e le importazioni nette di elettricità (+0,3 Mtep).
Nel III trimestre si è quasi arrestato il calo delle emissioni (inferiore all’1%), e scende al -5% la flessione dei primi nove mesi. Restano in calo le emissioni dei settori ETS, tornano ad aumentare quelle dei settori non-ETS. Ne risulta penalizzato l’indice della transizione energetica ISPRED (-5%)
- Le emissioni di CO2 hanno registrato nel III trimestre l’ottava variazione tendenziale negativa su base trimestrale, ma la flessione rispetto a un anno prima è risultata questa volta marginale (inferiore all’1%), a fronte del calo del 7% registrato nel I semestre. A determinare il calo è stato il persistente crollo dei consumi di carbone nella termoelettrica, cui però stavolta non si è sommato il calo dei consumi di gas, tornato come si è visto ad aumentare. La contrazione delle emissioni resta comunque concentrata nel settore elettrico, dove la quota di generazione da fossili è scesa nel semestre al 46%, nuovo minimo storico, inferiore di 6 punti percentuali rispetto al precedente minimo storico (del 2023). Arrivano invece al quarto aumento trimestrale consecutivo (+2%) le emissioni dei settori non-ETS (industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti), perché l’aumento nei trasporti più che compensa i cali nell’industria e nel civile.
- La decisa frenata nel trend di calo delle emissioni ha un impatto fortemente negativo sull’indice ENEA ISPRED (Indice Sicurezza energetica, Prezzi energia, Decarbonizzazione), che valuta l’andamento della transizione energetica italiana sulla base di un ampio insieme di indicatori rappresentativi delle tre dimensioni del cosiddetto trilemma energetico. L’indice relativo alla componente Decarbonizzazione è infatti ora sceso al minimo della serie storica, perché nonostante la dinamica positiva deli settori ETS l’attuale traiettoria delle emissioni dei settori non-ETS non è mai stata così lontana da quella coerente con gli obiettivi 2030: nei prossimi sei anni le emissioni in questione dovrebbero ridursi del 5% medio annuo, a fronte del +1% degli ultimi dodici mesi. E anche la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente PNIEC.
Migliorata la sicurezza del sistema europeo del gas, ma nel prossimo inverno restano possibili scenari di difficile soddisfacimento della domanda
- Rispetto al III trimestre 2023 l’ISPRED risulta invece in leggero miglioramento nelle dimensioni Sicurezza energetica e Prezzi dell’energia (Figura 1‑4). Nel primo caso il miglioramento riguarda in particolare il sistema gas, che arriva all’inverno 2024-’25 con livelli di domanda contenuti e stoccaggi molto elevati. Ciononostante, secondo l’ultimo Winter Oulook di ENTSO-G, in uno scenario di azzeramento dei flussi di gas russo via pipeline e inverno freddo o bassa disponibilità di GNL potrebbero risultare necessarie misure addizionali pari al 15% della domanda per evitare il rischio di demand curtailment.
- Nel caso dei Prezzi dell’energia si registrano segnali contrastanti, spiegabili in parte con il lag temporale che separa i prezzi al dettaglio da quelli registrati sui mercati all’ingrosso: per un verso, secondo gli ultimi dati Eurostat i prezzi al dettaglio anche nel I semestre 2024 si sono ridotti in Italia più che negli altri principali paesi dell’area euro, continuando il trend del 2023, sia nel caso del gas sia dell’elettricità; per un altro verso, anche nell’ultimo trimestre si è ulteriormente ampliato il premio del prezzo dell’elettricità sulla Borsa italiana (119 €/MWh in media) rispetto a quelli dei principali mercati elettrici europei (meno di 80€/MWh in Germania e Francia, circa 50 €/MWh in Spagna). Resta inoltre molto negativa la situazione della produzione industriale dei settori più energy intensive, sebbene nel 2024 la flessione sia stata finora più contenuta del crollo degli ultimi due anni (mentre la flessione si è invece intensificata nell’insieme dell’industria manufatturiera).
[1] La differenza tra le stime prodotte dai due metodi è legata alla convenzione adottata per la valorizzazione dell’elettricità da fonti rinnovabili: il metodo del “physical energy content” nel primo caso, il “partial substitution method” nel secondo caso. N.B.: nel resto dell’Analisi trimestrale ENEA la serie storica dei consumi di energia primaria è ricostruita valorizzando l’elettricità rinnovabile con il “partial substitution method”, per coerenza con la serie storica dei bilanci energetici prodotti dal Ministero dello Sviluppo Economico a partire dagli anni settanta del secolo scorso e fino al 2018.