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Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano - I Semestre Anno 2024
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SINTESI DEI CONTENUTI
Nell’Eurozona emissioni di CO2 in calo del 3% nel I semestre con l’accelerata decarbonizzazione del settore elettrico, consumi energetici in calo dell’1% con la persistente debolezza dell’industria
- Nell’area euro la fase di debolezza delle economie, iniziata nella seconda metà del 2022 in concomitanza con la crisi dei prezzi dell’energia, si è estesa anche alla prima metà del 2024 (+0,5% la crescita nel I semestre, con crescita nulla in Germania), sebbene con segnali di lieve ripresa che non sembrano però riguardare l’industria (produzione in calo del 4% nell’Eurozona, del 5% in Germania). Sebbene sia proseguito anche il calo dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità (nel I semestre -34% il prezzo del gas al TTF, mentre il prezzo dell’elettricità nelle principali borse europee si è ridotto tra il 35 e il 60%), nella zona euro è continuata la contrazione dei consumi di energia (-1% nel semestre), con un crollo della domanda di carbone (-24%) e un nuovo calo della domanda di gas naturale (-4%). Ne hanno beneficiato le emissioni di CO2, stimate in calo di circa il 4%.
In Italia calo delle emissioni di oltre il 6%, ma concentrato nel settore elettrico, grazie alla generazione da fossili ai minimi storici. Leggero aumento dei consumi di energia primaria per il balzo delle rinnovabili (+25%), ancora in netto calo il carbone (-60%) e il gas (-5%). In marginale aumento anche i consumi finali
- Anche in Italia nel I semestre 2024 si registra un deciso calo delle emissioni di CO2 (superiore al 6%), concentrato però nel settore elettrico (-32%), grazie al notevole incremento della quota di FER nella generazione elettrica (salita nel semestre al 44% della richiesta, nuovo massimo storico, con nuovi massimi storici anche su base mensile e trimestrale, superiori al 52% della richiesta), mentre la quota di generazione da fossili è scesa nel semestre al 38%, nuovo minimo storico, inferiore di ben 10 punti percentuali rispetto al minimo precedente.
- Nei settori non-ETS (industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti) si stima invece un lieve aumento delle emissioni di CO2 (+1%), nonostante la domanda di gas per riscaldamento ancora debole (grazie a un altro inverno mite), perché è invece proseguita la dinamica positiva dei consumi petroliferi (+0,5%), con i consumi per la mobilità stradale e il trasporto aereo in aumento del 3% sull’anno precedente e tornati al di sopra dei livelli pre-Covid.
- Nell’insieme del semestre i consumi di energia primaria, se stimati con la metodologia Eurostat (come per l’Eurozona), risultano in calo del 2%, calo corrispondente alla riduzione dei consumi che consegue dalla sostituzione di fonti fossili con fonti rinnovabili nella generazione elettrica (perché la generazione da fossili implica perdite di conversione che non ci sono nel caso di quella da rinnovabili), mentre risultano in leggero aumento (inferiore al punto percentuale) se stimati con la metodologia utilizzata per i bilanci energetici elaborati del Ministero dello Sviluppo Economico fino al 2018[1].
- In termini di fonti primarie il I semestre 2024 è stato segnato dal balzo delle fonti rinnovabili (+25%), spinte dal rimbalzo dell’idroelettrica (+65%) dai minimi storici del 2022-’23, mentre nuovi cali hanno riguardato il carbone (-60% dopo il -30% del 2023), ormai ridotto ai minimi termini, e il gas naturale (-5%, per la gran parte nella termoelettrica). In aumento marginale i consumi di petrolio.
- I consumi finali di energia (la cui stima non risente della metodologia statistica adottata) sono stimati in leggero aumento (inferiore al punto percentuale rispetto al I semestre 2023), in conseguenza di un aumento di oltre il 3% nei trasporti, per la dinamica positiva della mobilità stradale e del traffico aereo, solo parzialmente compensato da cali contenuti nei settori civile e industria. L’aumento dei consumi è sostanzialmente in linea con l’andamento dei principali driver della domanda di energia (PIL e mobilità in aumento, ma clima mite e produzione industriale ancora negativa), a conferma della natura temporanea del disaccoppiamento tra domanda di energia e driver registrato tra 2022 e prima metà del 2023.
Fase di difficoltà della transizione energetica italiana, tra decarbonizzazione ancora insufficiente e problemi di competitività dell’industria (sia quella energivora sia quella low-carbon). Indice ISPRED in leggero miglioramento ma sempre vicino ai minimi storici
- La transizione italiana resta in una fase di sostanziale difficoltà, sintetizzata dal valore dell’Indice ENEA ISPRED (Indice Sicurezza energetica, Prezzi energia e competitività, Decarbonizzazione), che continua a collocarsi su un valore estremamente basso (0,35), di poco superiore al minimo della serie storica, sebbene a metà anno risulti in aumento rispetto a un anno prima (+10%). In particolare, si collocano su valori molto bassi gli indici relativi alle componenti Decarbonizzazione e Prezzi dell’energia e competitività, per quanto entrambi in marginale miglioramento rispetto a un anno fa.
- L’indice relativo alla componente Decarbonizzazione è penalizzato dal fatto che il pur notevole calo delle emissioni ha riguardato il solo settore elettrico. La traiettoria delle emissioni dei settori ETS risulta ora ampiamente in linea con il target 2030 (nei prossimi sei anni è sufficiente una riduzione di meno del 2% medio annuo), ma si è invece ulteriormente allontanata dagli obiettivi la traiettoria delle emissioni dei settori non-ETS, che dovrebbero ora ridursi del 5% medio annuo. E anche la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente PNIEC.
- L’indice relativo a Prezzi dell’energia e competitività ha per un verso beneficiato del proseguimento della flessione dei prezzi dell’elettricità e del gas per famiglie e imprese, che d’altra parte restano ancora significativamente superiori alle medie di lungo periodo, per un altro verso ha invece risentito di un nuovo repentino e notevole ampliamento del premio del prezzo dell’elettricità sulla Borsa italiana rispetto a quelli dei principali mercati elettrici europei, che nel II trimestre è salito a oltre il doppio il prezzo medio (e mediano) registrato in Germania, Francia e Spagna. Anche nel I semestre 2024 si è inoltre confermata la performance molto negativa della produzione industriale dei settori energy intensive, che nella media degli ultimi 12 mesi risulta inferiore a quella del 2020, minimo della serie storica, con uno scarto negativo molto elevato rispetto alla performance dell’intera industria manufatturiera (che peraltro è anch’essa in una fase di debolezza).
- Inoltre, si conferma molto problematica anche la competitività italiana nelle tecnologie energetiche per la decarbonizzazione (cui questo numero dell’Analisi Trimestrale dedica un Focus), con una crescente dipendenza dalle importazioni e un passivo commerciale - in costante aumento dal 2017 - che nel 2023 ha superato i 7 miliardi di euro (pari allo 0,34% del PIL). Peggiorano in particolare i saldi commerciali nei settori di maggior peso nell’interscambio: il deficit si avvicina ai 2 miliardi di euro nel caso del fotovoltaico, supera i 3 miliardi di euro nel comparto degli accumulatori (tre volte il dato 2021), con una despecializzazione commerciale che è superiore a quella dei maggiori partner europei. Nel caso dell’eolico il saldo commerciale è passato dall’attivo del 2021 a un (ancora contenuto) passivo nel 2023, diversamente da Germania e Spagna, che risultano ancora esportatori netti. Un nuovo forte balzo del passivo commerciale si registra infine nel caso dei veicoli a basse emissioni, che si attesta su più di 2 miliardi euro di deficit. Avanzi commerciali si registrano solo nei settori del solare termico e degli elettrolizzatori, con un contributo al saldo complessivo del commercio Low Carbon che è però marginale (rispettivamente (+150 e +100 milioni di euro).
- La fase di riduzione della domanda di energia, che dopo il rimbalzo post-pandemia del 2021 si è contratta in misura notevole nei successivi due anni (di quasi il 6%), ha invece determinato un miglioramento di molti degli indici relativi alla componente Sicurezza energetica. Decisi miglioramenti riguardano il sistema elettrico, nel quale nonostante la domanda in leggera risalita (+1,1% nel semestre, ma ancora inferiore del 4% rispetto al 2019) il margine di capacità in eccesso rispetto alla punta di domanda è rimasto su valori maggiori di un anno fa. Un altro dato positivo è il consolidamento del drastico calo dei volumi e dei costi sostenuti da Terna per i servizi approvvigionati sul Mercato dei Servizi per il Dispacciamento.
- Infine, risulta in particolare relativamente confortante la valutazione della sicurezza nel sistema del gas naturale, perché anche nell’ultimo inverno il calo dei consumi (-17% rispetto alla media 2017-2022, oltre il target UE del -15%) ha garantito margini di capacità molto ampi. A questo proposito, in questo numero dell’Analisi un Focus indaga le prospettive del mercato globale del gas, con particolare attenzione alla complessa questione del bilanciamento tra le esigenze di investimento necessarie a mantenere in equilibrio il mercato e gli effetti delle politiche climatiche sulle decisioni di investimento. Alcuni risultati empirici supportano la teoria secondo cui le imprese tagliano preventivamente gli investimenti in risposta all’annuncio di politiche climatiche più stringenti, con la possibilità di aumenti di prezzo in occasione di picchi di domanda congiunturali. D’altra parte, il quadro resta massimamente incerto, perché le stime disponibili in letteratura circa la domanda futura risultano estremamente differenziate.
[1] La differenza tra le stime prodotte dai due metodi è legata alla convenzione adottata per la valorizzazione dell’elettricità da fonti rinnovabili. Nell’Analisi trimestrale ENEA la serie storica dei consumi di energia primaria è ricostruita valorizzando l’elettricità rinnovabile mediante il “partial substitution method”, in coerenza con la serie storica dei bilanci energetici prodotti dal Ministero dello Sviluppo Economico a partire dagli anni settanta del secolo scorso e fino al 2018.