Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile
Analisi trimestrale del sistema energetico italiano - Anno 2022
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SINTESI DEI CONTENUTI
Nel 2022 le crisi parallele di gas ed elettricità, prezzi cinque volte le medie storiche. Domanda Eurozona in calo del 4%, emissioni di CO2 dell’1%
- Il 2022 è stato l’anno delle crisi parallele dei mercati del gas e dell’elettricità, con flussi di gas russo verso l’Europa dimezzati nell’insieme dell’anno e prezzi all’ingrosso del gas e dell’elettricità saliti fino a valori pari a dieci volte le medie di lungo periodo. In media d’anno il prezzo del gas (120 €/MWh al PSV, +165% sul 2021) e dell’elettricità (oltre 300 €/MWh il PUN italiano, +140% sul 2021) sono risultati pari a oltre 5 volte le rispettive medie di lungo periodo.
- Alla crisi dei prezzi non si è combinata una crisi di disponibilità fisica delle risorse grazie una serie di fattori positivi - di cui resta da verificare la componente “strutturale” -, come le importazioni record di LNG in Europa e il calo dei consumi europei di gas ed elettricità, derivanti da riduzione della domanda e cambiamenti comportamentali, ma soprattutto dal clima eccezionalmente mite dell’inverno 2022-2023. A partire dalla fine dell’anno tutto ciò ha determinato un deciso ridimensionamento dei prezzi del gas, e a ruota quelli dell’elettricità, ma l’equilibrio del mercato del gas resta fragile. Al di là del breve periodo, gli alti prezzi restano una minaccia esistenziale per la competitività dell’industria europea (nei due principali paesi industriali europei, Germania e Italia, la produzione industriale dei beni più energivori è stata fortemente negativa nel 2022).
- Grazie alla contrazione dei consumi di gas ed elettricità (da agosto a dicembre -18% il gas, -8% l’elettricità), il consumo di energia primaria dell’area euro nel 2022 è stimato in calo del 4% circa, le emissioni di CO2 (ancora in deciso aumento alla fine del III trimestre) in calo di poco meno dell’1%. L’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 richiede comunque che nei prossimi otto anni si registri una riduzione media annua di oltre il 6%.
In Italia energia primaria in calo di oltre il 3% (-12% nel IV trimestre). Calo senza precedenti dell’intensità energetica (-7%) grazie all’autunno mite, ma nella seconda metà dell’anno anche disaccoppiamento tra consumi di energia e driver. Ciononostante, aumentano le emissioni di CO2 (+0,5%)
- Anche in Italia, dopo una buona crescita nella prima metà dell’anno, i consumi di energia primaria hanno iniziato a contrarsi nel III trimestre, per poi cadere del 12% nel IV trimestre. Come nel resto dell’Eurozona a guidare il crollo dell’ultimo trimestre sono stati la riduzione della domanda e azioni di adattamento nell’industria (-6% la produzione dei beni intermedi), il clima eccezionalmente mite dell’inverno 2022-2023 (-18% i gradi giorno riscaldamento a dicembre), le misure di contenimento dei consumi. Con i cali della seconda metà dell’anno la variazione su base annua è divenuta negativa per oltre il -3%.
- Dato il robusto aumento del PIL (+3,7%), nel 2022 si è ridotta in una misura senza precedenti l’intensità energetica dell’economia (-7%), un dato che include al suo interno la combinazione unica di fattori che hanno portato al crollo dei consumi nella seconda metà dell’anno, in primis il clima autunnale eccezionalmente mite, e per i quali non è ancora possibile stabilire quanto siano strutturali. È però rimarchevole che, a differenza di quanto rilevato costantemente negli ultimi anni, dalla metà del 2022 sembra emergere un sostanziale disaccoppiamento fra la dinamica della domanda di energia italiana e quella dei suoi principali driver (PIL, produzione industriale, clima). Nel IV trimestre in particolare l’indice composito ENEA che sintetizza l’andamento dei driver risulta in calo del 4%, mentre i consumi di energia si sono ridotti di tre volte tanto (-12%), chiara indicazione di una crescente risposta agli alti prezzi dell’energia.
- In termini di fonti il calo di quasi 5 Mtep dei consumi di energia primaria rispetto al 2021 è stato la risultante di una forte contrazione di gas naturale e fonti rinnovabili (oltre 9 Mtep in tutto), compensata solo per metà dalla maggiore richiesta di petrolio e carbone.
- È ancora più negativo il dato dei consumi finali di energia, stimati in calo di oltre il 4% (circa 4 Mtep), pressoché interamente addebitabile alla contrazione dei consumi di gas (-5,3 Mtep) solo parzialmente compensata dai consumi di petrolio (+1,7 Mtep), mentre contrazioni marginali hanno avuto l’elettricità e il carbone. In termini di settori, cali notevoli hanno avuto industria e civile (-8% circa per entrambi) e usi non energetici, mentre i trasporti hanno registrato un altro balzo (+9%) dopo il +17% del 2021.
- Nonostante il calo dei consumi di energia, nel 2022 le emissioni di CO2 italiane hanno registrato il secondo aumento consecutivo su base annua, sebbene solo dello 0,5%, a causa della politica di maggiore ricorso al carbone e all’olio combustibile nella produzione termoelettrica (+60%), che ha più che compensato la forte contrazione dell’altra fonte fossile (il meno carbon intensive gas naturale). In contrasto con la tendenza degli ultimi anni, l’aumento delle emissioni ha riguardato solo i settori ETS (+5,5%), mentre sono diminuite le emissioni dei non-ETS (-2,5%).
Fase difficile della transizione italiana (forte calo dell’indice ISPRED). Prezzi record e piani di contenimento dei consumi hanno contratto la domanda e garantito la Sicurezza energetica. Ma penalizzate le dimensioni Decarbonizzazione e Prezzi energia (tutti sui nuovi massimi storici). In positivo, sale al 20% la quota di FER sui consumi finali
- L’indice sintetico della transizione energetica ISPRED (Indice Sicurezza energetica PRezzi Energia Decarbonizzazione) ha registrato nel 2022 una caduta del 54%, scendendo al nuovo minimo della serie storica su base annua, sebbene in leggero miglioramento nel IV trimestre, per i forti peggioramenti nelle due dimensioni Decarbonizzazione e Prezzi, mentre più modesto è stato il regresso nella dimensione Sicurezza energetica, un dato che sembra indicare come la risposta del decisore politico alle crisi parallele dei mercati del gas e dell’elettricità abbia mirato a salvaguardare la Sicurezza del sistema, pur al costo di un forte ma temporaneo peggioramento sulle dimensioni Decarbonizzazione e Prezzi dell’energia.
- Lato Sicurezza energetica, il peggioramento solo marginale degli indicatori inclusi nell’ISPRED è dovuto al fatto che il piano di contenimento dei consumi di gas e i prezzi record dell’energia hanno contratto la domanda di gas ed elettricità e garantito margini di capacità accettabili sia nel sistema gas, nonostante siano venute meno 1/4 delle importazioni del 2021, sia nel sistema elettrico. Nel periodo agosto 2022 - febbraio 2023, periodo di riferimento del Piano nazionale di contenimento dei consumi, i consumi di gas sono stati inferiori del 19% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, mentre la punta di domanda giornaliera si è collocata su un valore eccezionalmente contenuto (di poco superiore ai 300 milioni di m3, quasi 1/5 in meno della soglia potenzialmente critica dei 400 milioni di m3). Sempre tra agosto e febbraio i consumi di elettricità sono risultati inferiori del 4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
- Ora questione chiave, per i policymaker da un lato, e per le sorti dell’economia dall’altro, è se le contrazioni della domanda di energia siano state aggiustamenti temporanei, rafforzati dal clima mite, o se rappresentino uno shift strutturale e un fenomeno di offshoring della domanda (Timera Energy, 9 marzo 2023)
- Lato Decarbonizzazione, gli indicatori relativi alla dimensione Decarbonizzazione dell’ISPRED hanno subito una caduta verticale e sono ora di gran lunga sul valore minimo della serie storica. L’aumento delle emissioni ha infatti ha allontanato ancor più il sistema dalla traiettoria coerente con gli obiettivi 2030: con l’innalzamento dell’asticella deciso in sede UE (-55% entro il 2030) è ora necessario che nei prossimi otto anni si registri una riduzione media annua di oltre il 5%, un tasso quasi triplo di quello che era necessario nel 2019 per raggiungere l’obiettivo allora fissato nel PNIEC.
- Due elementi positivi vanno comunque segnalati: a) l’aumento dell’intensità carbonica della generazione elettrica, conseguenza diretta delle politiche di contenimento dei consumi di gas, dovrebbe auspicabilmente essere un fenomeno temporaneo, ed in effetti già nell’ultimo trimestre dell’anno gli indicatori relativi alla Decarbonizzazione hanno registrato un leggero miglioramento congiunturale; b) sebbene anche nel caso dello sviluppo delle fonti rinnovabili i nuovi target 2030 siano ora più lontani che un anno fa, nel 2022 è salita di un punto percentuale la quota di FER sui consumi finali (al 20%), grazie alla discesa di questi ultimi (il denominatore del rapporto).
- Lato Prezzi dell’energia, sebbene gli interventi governativi abbiano frenato la traslazione sui consumatori degli aumenti dei prezzi all’ingrosso, secondo stime preliminari ENEA nel 2022 il prezzo dell’elettricità per un’impresa con consumi medio-bassi è stato mediamente maggiore di circa il 90% rispetto al prezzo 2021, e pari a quasi il doppio del precedente massimo storico; mentre nel caso del gas il prezzo medio è stato circa doppio di quello 2021 e maggiore di circa l’80% rispetto al precedente massimo storico. A fine anno pressoché tutti gli indicatori relativi alla dimensione Prezzi dell’ISPRED sono dunque ai minimi della serie storica, anche perché si è allargato il differenziale tra i prezzi italiani e quelli degli altri principali paesi europei.
Segnali positivi sulla dinamica innovativa italiana nelle tecnologie della mobilità elettrica, mentre si accentua la despecializzazione italiana sull’idrogeno nei trasporti. Deficit commerciale nelle tecnologie low-carbon ancora in aumento, a 3,7 miliardi di €, nonostante miglioramenti sui veicoli elettrici, pesano gli accumulatori agli ioni di litio
- Sul versante della dinamica innovativa, i dati più aggiornati relativi ai brevetti nelle tecnologie low carbon mostrano per l’Italia un lieve recupero dello svantaggio accumulato rispetto ai più rilevanti paesi europei. Nel quadro complessivo dei progressi europei nell’ambito delle tecnologie afferenti alla mobilità elettrica, che si confrontano con un consolidato vantaggio dei paesi asiatici, si delinea per il paese un’emergente specializzazione nell’auto elettrica (attualmente con un maggior vantaggio tecnologico nel segmento dei veicoli ibridi rispetto agli elettrici) e una sensibile riduzione dello svantaggio tecnologico in batterie ed accumulatori per la mobilità e nei sistemi di ricarica (indice di specializzazione pari a 0,80). Rimane comunque consistente lo scarto rispetto a Germania e Francia, che vantano posizioni di diffusa specializzazione tecnologica in tutta l’area della mobilità elettrica, incluse le tecnologie a idrogeno applicate ai trasporti dove invece l’Italia rimane fortemente despecializzata (indice di specializzazione pari a 0,1), a valle di una più generale perdita di specializzazione in tutti i segmenti delle tecnologie a idrogeno negli ultimi anni.
- Nel 2022 è aumentato ancora il deficit commerciale relativo all’insieme del comparto low-carbon (+14%), sfiorando il valore di 3 miliardi e 700 milioni (0,32% del PIL). A pesare maggiormente sono le importazioni di accumulatori agli ioni di litio (il 56% del disavanzo totale low-carbon, +86% rispetto al 2021), pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in. In coerenza con i dati relativi ai brevetti è stato però raggiunto il traguardo di un saldo normalizzato positivo per i BEV, grazie sia all’aumento delle esportazioni (+58% rispetto al 2021) sia alla diminuzione delle importazioni.