Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile
Fascicoli 2018
Analisi trimestrale del sistema energetico italiano III trimestre 2018
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SINTESI DEI CONTENUTI
- Tratto caratteristico dei mercati internazionali dell’energia nella seconda metà del 2018 è stata l’elevata volatilità, che nel caso del petrolio ha raggiunto livelli record. Nel III trimestre dell’anno i prezzi di tutte le principali commodity energetiche hanno presentato ulteriori leggeri aumenti, che hanno fatto seguito ai forti aumenti registrati nella prima metà dell’anno. Nel trimestre il prezzo medio del petrolio Brent è stato di circa 75 $/bbl (+45% rispetto al II trimestre 2017), ma tra fine settembre e inizio ottobre è salito ancora fino a superare gli 85 $/bbl (+60% rispetto al prezzo medio del 2017), spinto da aspettative pessimistiche circa i potenziali effetti del blocco delle esportazioni iraniane. La sostanziale riduzione di quest’ultimo ha poi portato a un crollo record delle quotazioni a novembre, fino a scendere sotto i 60 $/bbl.
- Il prezzo del gas naturale è risultato in costante aumento in ciascuno dei mesi del trimestre, in deciso contrasto con il normale andamento stagionale, fino a superare a settembre i 27 €/MWh sul principale mercato europeo (+60% rispetto al prezzo medio del 2017), spinto in primo luogo dalla forte domanda asiatica. Anche in questo caso i prezzi sono tornati a scendere nell’ultimo trimestre dell’anno, di nuovo in modo inusuale.
- L’aumento del prezzo del gas, insieme al parallelo forte aumento dei prezzi dei permessi di emissione (giunti a oltre i 20 €/t ad agosto), ha a sua volta spinto i prezzi sulla borsa elettrica. Il valore trimestrale medio del prezzo unico nazionale (PUN) registrato sulla borsa elettrica è stato pari a 68,9 €/MWh, in forte aumento rispetto allo stesso trimestre 2017 (+33,5%). Il PUN ha seguito nel trimestre un trend crescente parallelo a quello del gas, raggiungendo il suo massimo nel mese di settembre con un valore medio di 76 €/MWh, prezzo più alto dal 2013.
- Come previsto nel numero precedente dell’Analisi trimestrale, le forti tensioni sui prezzi all’ingrosso registrate nella prima metà dell’anno si sono infine riversate pienamente sui prezzi al dettaglio nella seconda parte dell’anno. Nel caso dei prezzi dell’elettricità per le imprese il terzo trimestre 2018 ha visto una forte ripresa, con aumenti intorno al 10% sia rispetto al trimestre precedente sia rispetto al III trimestre 2017. La tendenza è inoltre proseguita nel quarto trimestre 2018, quando il rincaro della componente “energia” ha determinato ulteriori aumenti dei prezzi finali, che su base congiunturale sono stimate in un +20% per l’utente medio-piccolo, mentre sono più contenute per i grandi e grandissimi utenti. Il confronto con gli altri Paesi europei evidenzia che nella prima metà dell’anno incorso vi è stato un miglioramento relativo della posizione italiana, ma allo stesso tempo i prezzi italiani restano ancora i più alti tra quelli dei principali Paesi e ben oltre la media europea. Si stima che un utente non domestico italiano con un profilo medio/medio-piccolo sopporta un costo annuo per l’acquisto dell’energia elettrica di circa 70.000 € superiore ad un competitor francese con analoghe caratteristiche. Incrementi più ridotti hanno riguardato il prezzo per il consumatore domestico (+6,5% nel secondo trimestre, +7,6% nel quarto), ma solo grazie alla decisione dell’ARERA di ammortizzare gli effetti dell’aumento rimodulando la componente oneri di sistema, con un minore gettito (stimato di poco inferiore al miliardo di euro) che sarà tuttavia recuperato nel 2019.
- Anche i prezzi al consumo del gasolio sono aumentati nel corso del III trimestre 2018 (+1,7% rispetto al trimestre precedente, +12% rispetto al III trimestre 2017). Anche in questo caso si segnala un aumento leggermente inferiore a quello dei prezzi medi europei, cosicché il prezzo italiano è ora il secondo più alto dell’UE-28, di poco inferiore a quello svedese. Dietro a questo miglioramento vi è il fatto che nel III trimestre 2018 il prezzo industriale del gasolio (al netto delle tasse) è tornato al di sotto della media UE-28, cosa che non accadeva dal 2016.
- Nel corso del III trimestre 2018 i prezzi medi del gas naturale (al netto di tasse ed imposte recuperabili) sono in netto aumento sia sullo stesso periodo dell’anno precedente (+17%) sia su base congiunturale (+14%), a causa al forte aumento della componente materia prima gas (+30% in termini tendenziali). Anche in questo caso gli aumenti sono continuati nel IV trimestre (+10% congiunturale, +28% su base tendenziale). In riferimento all’intero anno solare, il prezzo medio del gas per le imprese è in aumento di circa il 10% rispetto al 2017, in primo luogo per la componente materia energia, ma anche per gli aumenti delle tariffe relative al trasporto e gestione del contatore.
- Nonostante le tensioni sui prezzi, secondo le stime ENEA nel III trimestre 2018 i consumi di energia primaria si sono attestati a circa 37 Mtep, in crescita di circa un punto percentuale rispetto al III trimestre 2018. Sebbene sia in continuità con l’incremento dei consumi registrato nella prima metà dell’anno, questo dato segnala al contempo un rallentamento del trend, in coerenza d’altra parte con le variabili guida dei consumi (produzione industriale in diminuzione e PIL in rallentamento, prezzi come visto in forte aumento). Anche in questo trimestre la crescita dei consumi di energia è stata comunque di nuovo maggiore di quella prevedibile sulla base dell’andamento delle variabili guida, a conferma del rallentamento del processo di disaccoppiamento fra energia ed economia.
- Con una accentuazione della tendenza già registrata nella prima parte dell’anno l’aumento dei consumi nel trimestre è in larga parte imputabile alla ripresa dei prodotti petroliferi nel settore trasporti (+2,5% su base tendenziale): complessivamente nel periodo gennaio-settembre i consumi petroliferi sono in aumento di circa 1,5 Mtep rispetto allo stesso periodo del 2017. Sono invece in aumento più contenuto i consumi di gas naturale, il cui maggior utilizzo nella termoelettrica è stato parzialmente compensato dalla riduzione nel civile. Pressoché invariate le fonti energetiche rinnovabili (FER), perché la forte ripresa della generazione idroelettrica (+9% tendenziale) è stata quasi compensata da una notevole riduzione della produzione eolica (-21%). La risalita della generazione idroelettrica dai minimi del 2017 fa comunque sì che nell’insieme dei primi nove mesi dell’anno le rinnovabili siano cresciute del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
- Secondo le stime ENEA nel corso del III trimestre 2018 le emissioni di CO2 del sistema energetico italiano sono risultate in lieve riduzione rispetto allo stesso periodo del 2017 (-0,5%). Complessivamente nei primi nove mesi dell’anno in corso le emissioni sono stimate in diminuzione di circa un punto percentuale, dunque con un disaccoppiamento rispetto all’aumento dei consumi di energia (+2,3% la variazione tendenziale cumulata dei primi nove mesi), spiegabile però in misura significativa con fattori congiunturali.
- Le diverse questioni che riguardano il sistema energetico italiano sono sintetizzate dall’indice sintetico della transizione energetica ISPRED elaborato dall’ENEA, che nel III trimestre 2018 presenta un nuovo forte peggioramento, con un -5% su base tendenziale. È ormai dalla metà del 2016 che l’indice risulta in calo. In questo caso il peggioramento è totalmente ascrivibile alla componente prezzi, che nel caso dell’energia elettrica per i clienti domestici sono sui massimi dell’ultimo decennio, mentre nel caso dei piccoli consumatori non domestici sono tornanti sui livelli di cinque anni fa, oltre a rimanere i più elevati dell’UE. Considerazioni simili valgono per il prezzo del gasolio, che pure non è più il più alto dell’UE, mentre resta migliore la situazione dei prezzi del gas, anch’essi però tornati vicini ai massimi quinquennali.
- Le componenti decarbonizzazione e sicurezza energetica sono invece sostanzialmente invariate. Nel caso della dimensione decarbonizzazione il pur modesto miglioramento sul fronte delle emissioni di CO2, in disaccoppiamento con i consumi di energia, è compensato dalla frenata nella quota di FER sui consumi finali, per la quale è plausibile stimare che a fine anno si fermerà intorno al 17,5%, al di sotto del dato 2017.
- Nel caso della dimensione sicurezza non si segnalano variazioni sostanziali. Tuttavia anche quest’anno il sistema energetico italiano arriva all’inverno con qualche preoccupazione per i possibili effetti che una combinazione di eventi relativamente improbabile, ma non difficile da immaginare, potrebbe avere sui sempre più interconnessi sistemi gas ed elettrico. Nel sistema gas la disponibilità solo parziale dell’interconnessione con il Nord Europa fa sì che il rispetto della regola N-1 sia più formale che sostanziale. Per di più in un contesto di mercato caratterizzato dalla possibilità di un equilibrio non semplice tra domanda e offerta, condizionato dalla crescita della domanda asiatica e da un ruolo sempre più decisivo del gas russo, la cui quota ha raggiunto nel III trimestre il 50% delle importazioni italiane. Si preannuncia dunque un inverno nel quale, sebbene le analisi di ENTSO-G minimizzino il rischio di interruzioni delle forniture, è plausibile uno scenario di volatilità anche elevata dei prezzi in caso di shock di domanda e/o offerta.
- Anche nel sistema elettrico possibili problemi di adeguatezza potrebbero sorgere nel prossimo inverno secondo le simulazioni effettuate da ENTSO-E, qualora si dovessero verificare condizioni estreme di elevata domanda e bassa produzione da rinnovabili. Inoltre, vi è la possibilità che sia necessario tagliare la generazione intermittente nelle zone Sud, Sicilia e Sardegna nel caso in cui si dovessero verificare giorni di elevata ventosità e insolazione in concomitanza di una bassa domanda.
- Infine, questo numero dell’Analisi trimestrale torna ad esaminare la competitività del Paese rispetto alle tecnologie legate alla decarbonizzazione. I dati di commercio estero relativi ai prodotti che costituiscono il core dei settori low-carbon segnalano in linea generale una perdita ulteriore di competitività nel 2017 e nei primi otto mesi del 2018. Relativamente ai veicoli elettrici e agli accumulatori agli ioni di litio, che nel loro insieme costituiscono il nucleo della mobilità elettrica, l’Italia sembra scontare un trend di netta dipendenza dall’estero, con un saldo negativo di 155 milioni di euro nel 2017 e di 165 milioni di euro nel periodo gennaio-agosto 2018. Nel fotovoltaico, dopo il pesante disavanzo del triennio 2009-2012, viene rilevato ancora un passivo commerciale (pari a 137 e a 139 milioni di euro, rispettivamente nel 2017 e nei primi otto mesi del 2018), ma anche una debole tendenza all’aumento delle esportazioni, soprattutto negli USA. L’eolico e, in misura maggiore, il solare termico caratterizzano invece il Paese come esportatore netto, anche se in forza della loro minore incidenza sul trade mondiale complessivo il loro contributo al saldo commerciale italiano non pare particolarmente elevato.